Agricoltura, Natura, Ambiente

domenica 17 marzo 2019

Umanità Ecologica

Venerdì a Roma ho visto bambini sul terrazzo di una scuola urlare che la terra è loro, se avessi potuto spiegargli che non è loro, 
LA TERRA è di tutti,
che non ti puoi preoccupare solo dell’aspetto ambientale, 
tu bambino fortunato che urli dal terrazzo di una grande e bella scuola fronte Colosseo, che sei con molta probabilità vestito firmato dalla testa ai piedi, che ti abbuffi di merendine, non saluti, non dici grazie, non ti accorgi di tutti quei poveri che mendicano nella tua città. 
No, non è tua Roma, è nostra, è un bene di tutti. 
Per questo motivo è difficile custodirla e proteggerla come per lo stesso motivo è difficile occuparsi di tutte quelle persone che la abitano e vivono.
Le persone... 
Se Questo è un Uomo di Levi, 
camminando per le strade delle città e delle periferie non può che saltare in mente questo libro, dov’è l’umanità, l’empatia e il rispetto. 
Io mi sono sentita impotente, ho visto talmente tanti mendicanti che non potevo fare a meno di sentirmi fortunata e privilegiata. 
A Roma ci sono una marea di cestini per le immondizie, ho visto spesso pulire strade, potare alberi, lavori in corso e impalcature... 
Ho visto persone che si fermavano ad accudire cani ai bordi delle strade, ho visto solitudine infinita nei volti delle persone che si abbandonavano alla notte nei loro giacigli di fortuna. 
Per tutto questo continuerò a sostenere che l’inquinamento globale non riguarda soltanto la devastazione della natura ma l’annientamento dell’umanità. 
L’inquinamento del nostro essere Uomini e Donne.
Ci siamo rinchiusi nei nostri appartamenti, nelle nostre città, mettiamo IO di fronte a tutto e a tutti. 
IO IO IO 
Sto cercando ad insegnare con molta fatica ai miei figli cosa significa essere NOI e non IO 
Cosa significa vivere rispettando l’ambiente e gli altri,
mi sono accorta che non riuscivo a dare una spiegazione a tutta quella povertà che ci circondava assieme alle bellezze della città eterna. 
Come si può spiegare ad un bambino piccolo che quel malato è solo, che quella donna non ha niente, nemmeno le scarpe, e a due passi è pieno di negozi, di pubblicità di COSE, COSE, COSE! 
Troppe inutili COSE, 
Riempiamo la vita di COSE, non di persone, emozioni ed esperienze. 
Nel libro di Corona La fine del mondo storto. L’umanità è alla deriva per la mancanza di contatto con la Natura con la Realtà! 
La Realtà appunto è che siamo noi la Natura, respiriamo tutti quest’aria, ci scaldiamo tutti al sole e tutti quando piove sentiamo le gocce d’acqua che ci rinfrescano il viso. 
Tutti nessuno escluso siamo Terra e dobbiamo essere così bravi a prenderci cura della nostra Madre che ci offre tutto e ci ha offerto tutto. 
Sto rileggendo con maggiore attenzione l’enciclica di Papa Francesco Laudato sii  e ho ripensato a quei bambini sul tetto che urlavano... 
Sono ottimista, erano bambini vestiti con abiti di seconda mano, che mangiano merendine ecosostenibili, che rispettano gli altri, che sorridono e salutano tutti quelli che incontrano. Hanno un insegnante e dei genitori che li stanno educando ad una umanità a 360 gradi. 
Vi rendete conto della responsabilità che abbiamo? 
Non educazione Civica, non Ecologica ma educazione Umana. 
Troppo complicato, facciamo dei bei cartelli e urliamo...



#clima #roma 

I
#globalwarming #climatechange #environment #nature #earth #sustainability #science #pollution #climate #peace #love #gogreen #equality #evolution #savetheplanet #resist #marchforourlives #animalrights #yoga #meditation #peacesign #mindfulness #ecofriendly #friends #freedomofthepress #green #hippies #payitforward #sciopero 

giovedì 21 luglio 2016

Bacia la terra con i tuoi piedi...

Oggi per voi un pensiero positivo e pieno di armonia...
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Ogni passo fa sbocciare un fiore  sotto i nostri piedi.
Bacia la terra con i tuoi piedi.
Imprimi sulla terra il tuo amore
e la tua gioia.
La terra sarà al sicuro
se c’è sicurezza in noi.
(Thich Nhat Hanh)
da Vivere a contatto con la Natura

giovedì 19 maggio 2016

Lo sai che i papaveri...

#losaicheipapaveri Iniziava proprio così quel tormentone che sentivamo da bambini... dietro questo splendido fiore che vediamo ai bordi delle strade e nei campi si nasconde un mondo affascinante, mille utilizzazioni sia in cucina che nella vita di tutti i giorni, leggende e storia... ecco perché ho voluto proporvi questo articolo molto interessante...

SCRITTO DA IVAN SERAFINI, IL 5 APRILE 2014
STORIA, UTILIZZI E CURIOSITA’ DEL PAPAVERO DEI CAMPI E DELLE 12 SPECIE DI PAPAVERO PRESENTI IN ITALIA

Il Papavero dei campi (Papaver rhoeas) detto anche Papavero comune o Rosolaccio è una pianta delle Papaveracee considerata infestante nei campi di cereali. Il nome popolare “rosolaccio”, infatti, sta a significare proprio “rosa dei campi”. I papaveri fino a pochi decenni fa erano comunissimi anche in aree ruderali, ai margini delle strade e sulle macerie.
La specie oggi è meno comune rispetto al passato per via del massiccio utilizzo di erbicidi in agricoltura. Infatti, quando osservate un verde campo di grano, in cui sono assenti i papaveri, è certo che il grano è stato trattato con erbicidi…
Il papavero è una pianta annuale, erbacea, alta sino a 60 cm, con fusto eretto, ramoso e setoloso, latticifero. Foglie inferiori pennatosette, con 2­3 denti per lato e lobo terminale più lungo, a contorno spatolato, le cauline a contorno triangolare con due lacinie basali patenti.
Il fiore ha un diametro di 5-­7 cm, con 4 petali scarlatti, capsula sub­sferica, stimmi raggiati a forma di stella e stami non allargati, fiorisce in maggio-­giugno e spesso anche in agosto e settembre.

Rosetta basale di Papavero dei campi nel migliore stadio commestibile
Come riconoscere il Papavero dei campi. Anche i bambini sanno riconoscere il papavero quando è in fiore, inconfondibile per il rosso carminio che accende i campi e i bordi delle strade nel mese di maggio e giugno. Non è così facile, invece, riconoscere le giovani e tenere piantine adatte per il consumo. Infatti, solo queste possono essere consumate come verdura. Si raccolgono solitamente, agli inizi della Primavera. Occorre una buona dose di occhio ed esperienza, cosa scontata per le nostre nonne, ma non facile da riscontrare nelle giovani generazioni che spesso conducono una vita lontana dal mondo naturale.
Il papavero in cucina. I teneri germogli di papavero, raccolti all’inizio della Primavera, sono squisiti in insalata, conditi semplicemente con olio e limone. Il papavero è eccellente in misticanza insime ad altre erbe di campo spontanee, come ad esempio il crespigno (il famoso “cascigno”), la cicoria, il tarassaco, l’ortica ecc. Le foglie delle rosette basali, quando sono più mature, si usano cotte e condite come gli spinaci, miste alle bietole selvatiche o altre erbe spontanee.
Quando cuciniamo queste erbe spontanee è bene utilizzare pochissimo sale.
Meglio ovviare con le tantissime erbe aromariche che abbondano nella nostra meravigliosa natura mediterranea: timo, santoreggia, dragoncello, rosmarino, origano, maggiorana ecc.
Le ricette  che si possono realizzare con le giovani foglie di papavero sono: ripieni di tortelli e ravioli, risotti, saltati in padella con olio e peperoncino, zuppe, minestre,  polenta, fritelle, sformati, tortini ecc

I petali freschi vengono usati per colorare sciroppi e bevande.
Il Rosolaccio è blandamente sedativo e antispasmodico, se ne usano i petali e le capsule svuotate dei fiori per infusi e sciroppi utili a calmare la tosse, l’insonnia e l’eccitazione nervosa.

Etimologia. Il nome sembra derivi dal latino pappa o papa, per la consuetudine di unire i semi di papavero al cibo dei bambini allo scopo di facilitarne il sonno; tale infuso prendeva il nome di “papagna”, termine usato ancor oggi usato per indicare lo stato di sonnolenza.

In Inglese la specie è chiamata corn poppy, corn rose, field poppy, flanders poppy, red poppy, red weed, coquelicot.
cerere+di+BruegelStoria. 

La dea romana delle messi, Cerere, è raffigurata con una ghirlanda di papaveri. Il termine “alti papaveri”, usato per indicare personaggi importanti, sembra derivare da un episodio del quale fu protagonista Tarquinio il Superbo, uno dei re di Roma proveniente dall’Etruria. Questi, per indicare al figlio Sesto il modo più idoneo per conquistare una città, che secondo lui era quello di uccidere gli uomini che rappresentavano le più alte cariche, con la spada recise con un solo colpo i fiori dei papaveri più alti, presenti nel campo che si trovava vicino al luogo dove conversavano.

Curiosità. Lo schiocco del petalo del fiore, posto sul pugno della mano e colpito con il palmo dell’altra mano era, nella tradizione popolare, una prova della fedeltà e dell’amore ricambiato.Con questi fiori si può ottenere anche una tintura rossa dovuta agli antociani presenti nei petali, che veniva anche utilizzata dalle donne per truccare labbra e guance. (Fonte:  http://tusciaintavola.tusciamedia.com/erbe-spontaneemangerecce/588-papavero-selvatico.html)

Precauzioni nella raccolta. Per la raccolta e il consumo del Papavero dei campi e di tutte le erbe spontanee, sono valide le stesse raccomandazioni fornite nell’articolo Erbe di campo da riscoprire: li cascigne. Il crespigno, buono e salutare e cioè: consumare le piante con moderazione e solo se si è assolutamente sicuri della specie a cui appartiene; in caso di minimo dubbio, astenetersi dal consumo o consultare un esperto. Raccogliere le piante destinate al consumo umano lontano da ogni fonte di inquinamento e contaminazione come industrie, strade, rifiuti, rottami ferrosi, torrenti inquinati, stalle ecc.

LE 12 SPECIE DI PAPAVERO PRESENTI IN ITALIA

In Italia sono spontanee 12 specie di papavero, alcune molto rare o in forte declino per via del massiccio (e sconsiderato) utilizzo di pericolosi diserbanti.
differenza tra Papaver somniferum e Papaver rhoeas
Sulla sinistra un Papavero da oppio a destra un Papavero dei campi. Si notano bene le differenze di colore e di dimensione dei fiori.
Papavero da oppio (Papaver somniferum) – Coltivato come pianta medicinale, per i semi aromatici e come specie ornamentale. Sub-spontaneo in tutta Italia da 0 a 1500 m. Fiorisce tra maggio e agosto. I semi di papavero che sempre più spesso troviamo in molte ricette, dolci e panini si ricavano dal papavero da oppio.
Papavero setoloso (Papaver somniferum subsp. setigerum). Pascoli, muri infestante dei campi coltivati. Comune sulle coste occidentali dalla Liguria alla Calabria, Sicilia, Sardegna e Corsica. Fiorisce tra maggio e giugno.
Papavero comune o Rosolaccio (Papaver rhoeas). Infestante i campi di cereali, spesso anche su ruderi e macerie. Comune in tutta Italia da 0 a 1950 m. Fiorisce tra aprile e settembre.
Papavero a clava (Papaver dubium). Infestante le colture di cereali. Soprattutto su suoli pesanti, debolmente acidi. Comune in tutta Italia. Fiorisce tra aprile e giugno.  Riviera ligure, Basilicata a Petrucco, Sicilia, Sardegna, Corsica, Pianosa. Fiorisce tra aprile e maggio.
Papavero selvatico (Papaver argemone). Infestante le colture di cereali. Su suoli pesanti, subacidi, nelle zone irrigue. Comune in nella pianura lombarda, Piemonte (a N del Pò). Raro in Toscana, Umbria, Sardegna. Fiorisce tra maggio e giugno. 
Papavero pugliese (Papaver apulum). Colture di cereali. Presente in Italia Meridionale, Sicilia. Raro in Istria, Veronese, Bergamasco. Fiorisce tra aprile e maggio.
Papavero spinoso (Papaver hybridum). Infestante le colture di cereali. Presente in tutto il territorio, soprattutto in colli aridi calcicoli. Fiorisce tra maggio e giugno. In Abruzzo: poco comune.
Papavero alpino (Papaver rhaeticum). Ghiaioni e macereti calcicoli, da 1800 a 3020 m.Comune sulle Alpi orientali dalle Giulie alle Grigne. Raro nel resto delle Alpi. Fiorisce tra luglio e agosto. In Abruzzo: assente.
Papavero di Degen (Papaver degenii). Ghiaioni e macereti calcicoli, da 2300 a 2750 m. Fiorisce in agosto. Specie endemica e rara, presente solo sui Sibillini e sul Gran Sasso d’Italia.
Papavero delle Alpi Giulie (Papaver julicum).  Ghiaioni e macereti calcicoli, da 1800 a 2600 m. Fiorisce tra luglio e agosto. Specie sub-endemica e rara presente solo sulle Alpi Giulie e in Abruzzo sul Gran Sasso e sulla Majella.
Papavero giallo nel suo tipico ambiente di vegetazione
Papavero giallo nel suo tipico ambiente di vegetazione
Papavero di Kerner (Papaver kerneri). Ghiaioni e macereti calcicoli, da 1800 a 2400 m. Fiorisce tra luglio e agosto. Specie rarissima presente sulle Alpi Cariche e Cadore.
Alla stessa Famiglia, ma ad un Ordine differente, appartiene anche il Papavero giallo (Glaucium flavum), detto anche Papavero delle dune o Papavero cornuto, presente sulle dune costiere.
In passato i semi di questa pianta si usavano per produrre olio per le lampade e sapone.

lunedì 9 maggio 2016

Il gabbiano

Cit. da Il Gabbiano Jonathan Livingston
"Crescendo impari che la felicità non è quella delle grandi cose. Non è quella che si insegue a vent’anni, quando, come gladiatori si combatte il mondo per uscirne vittoriosi.
La felicità non è quella che affannosamente si insegue credendo che l’amore sia tutto o niente; non è quella delle emozioni forti che fanno il “botto” e che esplodono fuori con tuoni spettacolari.
La felicità non è quella di grattacieli da scalare, di sfide da vincere mettendosi continuamente alla prova. Crescendo impari che la felicità è fatta di cose piccole ma preziose.
E impari che il profumo del caffè al mattino è un piccolo rituale di felicità, che bastano le note di una canzone, le sensazioni di un libro dai colori che scaldano il cuore, che bastano gli aromi di una cucina, la poesia dei pittori della felicità, che basta il muso del tuo gatto o del tuo cane per sentire una felicità lieve.

E impari che la felicità è fatta di emozioni in punta di piedi, di piccole esplosioni che in sordina allargano il cuore, che le stelle ti possono commuovere e il sole far brillare gli occhi, e impari che un campo di girasoli sa illuminarti il volto, che il profumo della primavera ti sveglia dall’inverno, e che sederti a leggere all’ombra di un albero rilassa e libera i pensieri.
E impari che l’amore è fatto di sensazioni delicate, di piccole scintille allo stomaco, di presenze vicine anche se lontane, e impari che il tempo si dilata e che quei 5 minuti sono preziosi e lunghi più di tante ore, e impari che basta chiudere gli occhi, accendere i sensi, sfornellare in cucina, leggere una poesia, scrivere su un libro o guardare una foto per annullare il tempo e le distanze ed essere con chi ami.
E impari che sentire una voce al telefono, ricevere un messaggio inaspettato, sono piccoli attimi felici.
E impari ad avere, nel cassetto e nel cuore, sogni piccoli ma preziosi.
E impari che tenere in braccio un bimbo è una deliziosa felicità.
E impari che i regali più grandi sono quelli che parlano delle persone che ami.
E impari che c’è felicità anche in quella urgenza di scrivere su un foglio i tuoi pensieri, che c’è qualcosa di amaramente felice anche nella malinconia.
E impari che nonostante le tue difese, nonostante il tuo volere o il tuo destino, in ogni gabbiano che vola c’è nel cuore un piccolo-grande Jonathan Livingston.
E impari quanto sia bella e grandiosa la semplicità."
Richard Bach

domenica 13 marzo 2016

Tieni Stretto...

Tieni stretto ciò che è buono,
anche se è un pugno di terra.
Tieni stretto ciò in cui credi,
anche se è un albero solitario.
Tieni stretto ciò che devi fare,
anche se è molto lontano da qui.
Tieni stretta la vita,
anche se è più facile lasciarsi andare.
Tieni stretta la mia mano,
anche quando mi sono allontanato da te.

(Poeta Anonimo Indiano d'America)

domenica 1 novembre 2015

Progetti Futuri

Farm Sanctuary School
Cosa c'è di meglio che crescere a contatto con la natura? Imparare dalle stagioni, vivere liberi giocando con gli animali in un ambiente famigliare e protetto? Ecco cosa mi piacerebbe realizzare, un luogo dove animali e bambini possono interagire assieme in sicurezza. Dove non solo i miei figli possano sentirsi fortunati vivendo in una fattoria e imparando da Madre Natura. Per questo vorrei aprire le porte della cascina di famiglia a tutti i più piccoli desiderosi di conoscere mucche, pecore, maiali, galline etc...creando percorsi didattici tra vigneti e alberi da frutto e luoghi speciali dove crescere e coccolare i nostri cuccioli.



mercoledì 19 agosto 2015

Chi è il vero povero?

Un padre ricco, volendo che suo figlio sapesse che significa essere povero, gli fece passare una giornata con una famiglia di contadini.

Il bambino passò tre giorni e tre notti tra i contadini.

Di ritorno in città, ancora in macchina, il padre gli chiese: Che mi dici della tua esperienza? Bene, rispose il bambino.

Hai appreso qualcosa? Insistette il padre.

Che abbiamo un cane e loro ne hanno quattro.

Che abbiamo una piscina con acqua trattata, che arriva in fondo al giardino. Loro hanno un fiume, con acqua cristallina, pesci e altre belle cose.

Che abbiamo la luce elettrica nel nostro giardino ma loro hanno le stelle e la luna per illuminarli.

Che il nostro giardino arriva fino al muro. Il loro, fino allorizzonte.

Che noi compriamo il nostro cibo. Loro lo coltivano, lo raccolgono e lo cucinano

Che noi ascoltiamo CD... Loro ascoltano una sinfonia continua di pappagalli, grilli e altri animali...

...tutto ciò, qualche volta accompagnato dal canto di un vicino che lavora la terra.

Che noi utilizziamo il microonde. Ciò che cucinano loro, ha il sapore del fuoco lento.

Che noi per proteggerci viviamo circondati da recinti con allarme... Loro vivono con le porte aperte, protetti dall'amicizia dei loro vicini.

Che noi viviamo collegati al cellulare, al computer, alla televisione. Loro sono collegati alla vita, al cielo, al sole, allacqua, ai campi, agli animali, alle loro ombre e alle loro famiglie.

Il padre rimane molto impressionato dai sentimenti del figlio. Alla fine il figlio conclude:

Grazie per avermi insegnato quanto siamo poveri !

Ogni giorno, diventiamo sempre più poveri perchè non osserviamo più la natura, che è l'opera grandiosa di Dio

E ci preoccupiamo sempre di più avere, avere e avere invece di preoccuparci unicamente di essere.

mercoledì 27 maggio 2015

La Vigna riflessioni sul campo

Tra sogno e realtà passeggiando tra i vigneti all'imbrunire si cerca di assaporare la poesia della campagna...e Cesare Pavese in questo ci aiuta:
" ...C'è una terra che tace
e non e' terra tua.
C'è un silenzio che dura
sulle piante e sui colli.
Ci son acque e campagne.
Sei un chiuso silenzio
che non cede, sei labbra
e occhi bui. Sei la vigna.
E' una terra che attende
e non dice parola.
Sono passati giorni
sotto cieli ardenti.
Tu hai giocato alle nubi.
E' una terra cattiva
la tua fronte lo sa.
Anche questo è la vigna...."

" Una vigna che sale sul dorso di un colle fino a incedersi nel cielo, è una vista familiare, eppure le cortine dei filari semplici e profonde appaiono una porta magica. Sotto le viti la terra rossa è dissodata, le foglie nascondono tesori, e di là dalle foglie sta il cielo.
Tutto ciò è familiare e remoto, infantile a dirla breve, ma scuote ogni volta, quasi fosse un mondo.
La visione s'accompagna al sospetto che queste non siano se non le quinte di una scena favolosa in attesa di un evento che né il ricordo né la fantasia conoscono. Qualcosa di inaudito è accaduto o accadrà su questo teatro.
Solamente un ragazzo la conosce davvero; sono passati gli anni, ma davanti alla vigna l'uomo adulto contemplandola ritrova il ragazzo. Ma nulla è veramente accaduto e il ragazzo non sapeva di attendere ciò che adesso sfugge anche al ricordo. E ciò che non accadde al principio non può accadere mai più.
Se non forse sia stata proprio questa immobilità a incantare la vigna. Un sentiero l'attraversa all'insù, dimezzando i filari e tagliando una porta sul cielo vicino. Il ragazzo saliva per questi sentieri, vi saliva e non pensava a ricordare; non sapeva che l'attimo sarebbe durato come un germe e che un'ansia di afferrarlo e conoscerlo a fondo l'avrebbe in avvenire dilatato oltre il tempo. Forse quest'attimo era fatto di nulla, ma stava proprio in questo il suo avvenire. Un semplice e profondo nulla, non ricordato perché non ne valeva la pena, disteso nei giorni e poi perduto, riaffiora davanti al sentiero, alla vigna, e poi si scopre infantile, di là dalle cose e dal tempo, com'era allora che il tempo per il ragazzo non esisteva. E allora qualcosa è davvero accaduto. E' accaduto un istante fa, è l'istante stesso: l'uomo e il ragazzo s'incontrano e sanno e si dicono che il tempo è sfumato.
L' uomo sa queste cose contemplando la vigna. E tutto l'accumulo, la lenta ricchezza di ricordi d'ogni sorta, non è nulla di fronte alla certezza di quest'estasi immemoriale. Ci sono cieli e piante, e stagioni e ritorni, ritrovamenti e dolcezze, ma questo è soltanto passato che la vita riplasma come giochi di nubi. La vigna è fatta anche di questo, un miele dell'anima, e qualcosa nel suo orizzonte apre plausibili vedute di nostalgia e speranza. Insoliti eventi vi possono accadere che la sola fantasia suscita, ma non l'evento che soggiace a tutti quanti e che tutti quanti abolisce: la scomparsa del tempo. Questo non accade, è: anzi è la vigna stessa.
E non accade nulla, perché nulla può accadere che sia più vasto di questa presenza. Non occorre nemmeno fermarsi davanti alla vigna e riconoscerne i tratti familiari e inauditi. Basta l'attimo dell'incontro."

Il cemento difficilmente può dare tutte queste emozioni... #riflettiamoci
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venerdì 22 maggio 2015

Coltiviamo sogni... alleviamo passione

Un tempo non troppo lontano c'era una bimba bionda che si nascondeva dentro il box dei vitelli tra la paglia a fare le coccole con loro. Gli portava l'acqua fresca, il fieno e aiutava la sua mamma a dargli il latte che di nascosto dava un pò ai gattini. Correva libera e spensierata sotto i vigneti e tra i campi con i suoi cuccioli. Raccoglieva le noccioline con il nonno e con il papà andava ad irrigare i campi di mais. La sua migliore amica era una capretta e con lei si divertiva a correre dappertutto... non aveva paura di niente e non si stancava mai. Spesso aveva le ginocchia sbucciate perché le avventure in campagna non mancavano. Si arrampicava sugli alberi per raccogliere la frutta fresca e li, si faceva delle grosse scorpacciate.  A fine maggio c'erano le ciliegie e con i cugini e il fratello faceva la gara di chi sputava l'osso più lontano. Perdeva sempre... era la più piccina ma non mollava mai!
A settembre l'uva maturava sulla "bellussera" e tutta rannicchiata dentro al carro si impiastricciava con il succo dei chicchi schiacciati dentro le casse. La vendemmia era sempre una grande festa... parenti ed amici venivano ad aiutare nelle vigne e pranzavano tutti assieme. Attorno al grande tavolo si intecciavano storie e racconti di adulti e ragazzi e tutti tornavano a casa più ricchi... non di denaro certo! Ma di esperienza!
Non ci si divertiva solo d'estate!  D'inverno si aspettava la nascita dei vitellini anche la notte di Natale, gli agnellini e i capretti che non riuscivano ad attaccarsi sotto la madre, sopratutto gemelli, venivano allattati con il biberon. L'amore e la premura verso i suoi piccoli amici l'accompagnavano sempre anche quando man mano cresceva la consapevolezza che prima o poi avrebbe dovuto separarsi da loro. Tutto seguiva l'andamento naturale delle stagioni, il susseguirsi dei lavori nei campi e nella stalla.  Portava la paglia alle manze con il papà sedendo affianco a lui sul trattore. Le vacche erano libere nel paddock si riparavano sotto il grande salice. Si andava a mungere con mamma e papà e alla fine quando veniva pulita la sala mungitura, anche con il freddo riusciva a bagnarsi da testa ai piedi. I suoi la prendevano a cavalcioni per mostrarle quanto latte c'era nella grande cisterna. Tutto sembrava enorme, fantastico... un sogno ad occhi aperti!

To be continued....